Quando si pensa a Internet si è inconsciamente portati
a immaginare un "universo digitale" formato da un coacervo
impressionante e smisurato di dati e immagini. Proprio perché
i confini della Rete paiono sfuggire alla percezione umana sembra
impossibile credere che qualcuno stia tentando di archiviare tutte
le informazioni in esso contenute. È quello che si è
proposto Brewster Kahle, ingegnere del Mit (Massachusetts Institut
of Technology) e fondatore di Wais (oggi acquisita da American
On Line, il più grande provider del mondo), quando ha costituito
nell'aprile del '96 Internet Archive (www.archive.org). Ad aiutarlo
Bruce Gilliat, esperto di strategie di networking, e Peter Lyman,
un brillante professore universitario. L'iniziativa, che ha richiamato
l'attenzione di molta stampa statunitense ha l'ambizione di "fotografare"
Internet nei suoi diversi momenti di sviluppo. Uno studio del
'92 della University of Colorado, infatti, ha stabilito una vita
media dei documenti sulla Rete di 44 giorni; in questo modo, si
dice, sarebbe salvaguardata una ricchissima memoria collettiva
a cui si potrà attingere in futuro per ricerche storiche,
sociologiche o per semplice curiosità. Una delle possibili
applicazioni pratiche è già disponibile attraverso
il servizio "Alexa Internet" (www.alexa.com) che permette
di accedere alle pagine non più presenti sul Web (per intenderci
quelle per le quali compare la dicitura "404:File Not Found").
Internet Archive, che conta già qualche imitatore (Dejanews
per i messaggi dei bulletin boards di Usenet e Inreference per
le mailing list), è inoltre impegnata in alcuni progetti
di ricerca. Obiettivi: un unico nome di identificazione dei documenti
digitali (il cosiddetto urn, Uniform Resource Name) al posto dell'attuale
url (Uniform Resource Location).
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